PALAZZO DEL BUE Via G.Marconi, 44 Rivarolo Mantovano (MN)

IL SEGNO DEI RICORDI, INCISORI MANTOVANI DEL ‘900 – Vedute, Mestieri e Scene di Genere

Quando un artista sceglie di incidere
si incammina per una strada difficile
spesso solitaria e non facile.
È una via che per lo più si percorre in silenzio
scortati da una buona dose di fiducia nel futuro
sapendo di essere in pochi compresi da pochi.
Ma quei pochi ripagano ogni fatica
perché sono in grado di guardare (non solo di vedere)
capaci di cogliere segni sottili e ombre impalpabili.
Essi entrano nell’opera e dunque la ricreano.
Paolo Bellini

 

Apre sabato alle 17:00 a Palazzo del BUE la nuova mostra di arte grafica “IL SEGNO DEI RICORDI, INCISORI MANTOVANI DEL ‘900 – Vedute, Mestieri e Scene di GENERE”. La mostra, a cura di Anna Bottoli e Carlo Beccari, presenta incisioni calcografiche realizzate con la tecnica della puntasecca, dell’acquaforte e della xilografia, che raccontano la storia segnata nel tempo di un territorio contadino e dei suoi abitanti. Le opere esposte appartengono agli incisori più apprezzati e conosciuti quali Cavicchini, Carbonati, Giorgi, Gorni, Villani, Buzzacchi, Bodini, Semeghini, Lucchini, dal Prato, Carpeggiani e Guindani. Nel periodo di permanenza dell’esposizione verrà realizzato un workshop di incisione dove si potrà sperimentare la tecnica della puntasecca, a cura della maestra d’Arte Anna Bottoli

 

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  Il termine ricordo ha una potenza evocativa notevole che ognuno declina a livello personale in ragione del proprio percorso di vita.

Per ricordo si intende infatti l’impronta di una singola vicenda o esperienza del passato, conservata nella coscienza e rievocata alla mente dalla memoria, con più o meno intensa partecipazione affettiva. Se poi uniamo al termine ricordo la parola territorio si evince lo stretto sistema di relazioni che esistono tra uomo e natura, intesa anche come paesaggio umano.

Il territorio ha una sua memoria, e questa memoria si rende fruibile attraverso l’espressione artistica. Il segno visibile, in scala diversa, diventa quindi espressione del superamento di un confine, la strada per andare oltre, una nuova visione della realtà che sia sintesi per il passato e guida per il futuro.

Attraverso la cultura si può realizzare insieme qualcosa di stabile e duraturo che permetta di avvicinare conoscenze e sensibilità differenti con l’intento di riscoprire un ambito comune di dialogo volto a condividere i frutti del proprio quotidiano agire in modo che le differenti espressioni artistiche possano parlare all’intimo di ognuno.

Massimiliano Galli, Sindaco


 La partecipazione al Bando di Regione Lombardia “Viaggio #InLombardia”, nell’ambito del progetto denominato “VISIT SABBIONETA & MORE” ha offerto l’opportunità di allestire la mostra “IL SEGNO DEI RICORDI, incisori mantovani del ‘900”, a Palazzo del BUE dal 19 ottobre 2019 al 5 gennaio 2020.

A Rivarolo mantovano, vorrei ricordare, così come nella frazione Cividale Mantovano che negli ultimi decenni del secolo scorso erano attive un gran numero di botteghe artigiane, negozi di barbieri, atelier di sartoria, imprese edili e piccole aziende produttrici di prodotti artigianali. Dagli archivi burocratici e dalle memorie degli abitanti e di commercialisti che ne hanno curato la parte burocratica si deduce che erano iscritti alla categoria più di cento artigiani. Quindi questa mostra si trova proprio nel luogo appropriato che non è solo quindi sede di attività contadina ma anche artigiana tramandata da generazioni. Infatti esistono famiglie identificati e denominate con la tipologia di attività: i frer, i marangon, i pitur ecc.

A latere è stato predisposto il catalogo delle opere esposte, qui rappresentato, che documenta “Vedute, Mestieri e Scene di genere” di un mondo ormai appartenente ai ricordi delle persone più anziane; un viaggio iconico nella Bassa mantovana del primo Novecento.

In mostra e nel catalogo, documenti esclusivi che illustrano la cultura materiale locale, i protagonisti e le immagini di un territorio, tra l’Oglio e il Po che ancora conserva, nelle architetture dei centri storici, il carattere di un antico sapere ormai perduto: quello contadino ed artigiano dell’autoproduzione dei Beni di consumo. La mostra ed il catalogo servono a tramandarne la memoria alle giovani generazioni e a quanti vogliono riscoprire, attraverso le immagini, le proprie radici.

Mi sento al riguardo di esprimere il personale ringraziamento al collezionista Carlo Beccari che ha messo a disposizione le stampe e ne ha curato con Anna Bottoli l’allestimento.

Mariella Gorla, Vicesindaco e Assessore alla Cultura


Ho iniziato a frequentare i mercatini dell’antiquariato nel lontano 1987. I miei interessi nel tempo sono stati diversi, ma solo una decina di anni fa si sono concentrati sull’incisione dopo aver visto le xilografie di Aldo Mario Aroldi (1899 – 1963) di Casalmaggiore.

Col tempo ho voluto approfondire l’argomento ricercando opere di artisti locali, del passato e contemporanei, che si sono cimentati nella tecnica della xilografia, dell’acquaforte, della puntasecca e dell’acquatinta. Per un caso strano e inspiegabile, visto che non sono un artista, un giorno ho acquistato un torchio calcografico professionale che ho restaurato e rimesso a nuovo. Di conseguenza ho voluto imparare ad usare questa meravigliosa macchina chiedendo ai vari artisti della zona se volevano provare a realizzare un’acquaforte, che poi io avrei stampato. Dopo qualche anno ho iniziato a capire e migliorare la tecnica della stampa d’arte, che ormai è diventata per me una vera passione. Mi ha portato ad avere qualche soddisfazione, ho stampato lastre di artisti noti oramai scomparsi, e recentemente ho realizzato per un museo locale una tiratura limitata di stampe da lastre antiche. Insieme ad una amica storica dell’arte e artista, Francesca Martini, conosciuta alcuni anni fa, anche lei appassionata d’incisione, sto raccogliendo macchine calcografiche, tipografiche e attrezzature della prima metà del ‘900, con l’obbiettivo di allestire a breve uno spazio attrezzato di tutto l’occorrente e aperto a tutte le persone interessate a cimentarsi in questa meravigliosa tecnica d’arte.

Ringrazio Anna Bottoli e l’Amministrazione Comunale di Rivarolo Mantovano per aver accettato la mia proposta di realizzare una mostra sugli Artisti Mantovani, per far conoscere a un vasto pubblico l’Arte dell’Incisione, nella speranza che qualcuno se ne innamori…

Carlo Beccari, Collezionista e curatore


   Quando disegniamo, ognuno di noi utilizza un tipo particolare di segno, a seconda del risultato che desidera ottenere.

Il segno è il modo particolare, che ciascuno di noi ha quando disegna, di lasciare tracce su un foglio: la pressione, la trama più o meno fitta, la complessità. Io credo che il segreto del buon disegno sia la via di mezzo tra la libertà e il controllo. Dobbiamo sapere cosa vogliamo ottenere, ma anche permettere alla creatività di fluire attraverso di noi.

Il segno, in senso tecnico, è semplicemente la traccia lasciata da un gesto. La forma e la forza espressiva di questa traccia dipenderà da tantissimi fattori soggettivi. Ognuno di noi ha un suo modo particolare di disegnare: il modo in cui impugniamo la matita, la nostra gestualità più o meno ampia o controllata, etc. Abbiamo tutti una sorta di “repertorio” di segni diversi. In alcuni casi si sente il bisogno di disegnare in un certo modo, utilizzando un segno specifico che ci dà soddisfazione, ci rilassa e ci aiuta ad esprimerci meglio. A volte invece possiamo variare il segno che usiamo a seconda di quello che vogliamo comunicare. Il semplice tracciare linee in modo e con gestualità diversa cambia la percezione del risultato finale.

Nell’uomo è innato il bisogno di lasciare un segno, dalle grotte di Lascaux all’Arte Contemporanea, per essere ricordato, perché aspira all’Eternità.

Anna Bottoli, Curatrice


La mostra rimarrà aperta fino a Domenica 5 Gennaio,
il Sabato e la Domenica nei seguenti orari 10:00-12:00 e 16:00-18:00


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Palazzo del Bue

Palazzo del BUE si trova nel cuore di Rivarolo Mantovano al civico 44 di Via Marconi, a pochi passi da Piazza Finzi. Dalla documentazione rinvenuta, l’edificio era già abitato nel XVI secolo dalla famiglia “Del Bue”, da cui ha preso il nome.
L’edificio è suddiviso in varie sale tra loro comunicanti, adatte sia per esposizioni, sia per piccole conferenze; è quindi un ambiente perfettamente multifunzionale.
Oggi gli spazi sono gestiti dal Comune, che ha deciso di rendere il piano terra dello stabile accessibile alla comunità, con lo scopo di promuovere iniziative pubbliche e private di promozione della cultura locale, della tradizione e dello sviluppo.

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