Espongono
Claudiu Bellocchio
Marco Lusetti
Gianni Mora
Francesco Vidic
Gli artisti
L’amore per la pittura e per la scrittura sono sempre state intrinseche nelle follia artistica. Questi artisti, presentati dal critico, presentano forti componenti istintive, vantano esposizioni internazionali e apprezzamenti di noti storici dell’arte come Alberto Agazzani e Vittorio Sgarbi e Philippe Daverio.
Claudiu Bellocchio dal 2008 trova nel Nouveau Réalisme l’ispirazione per creare assemblando quegli oggetti della vita quotidiana che hanno perso il ruolo originario. Si dedica al riciclo di pezzi di scarto che, grazie a lui, tornano a essere utili e ammirati. Il pubblico viene reso partecipe dall’artista che, richiamando a sé l’istinto dell’arte contemporanea, esegue opere composte di materia. Grazie all’uso del materiale di scarto, di tutte le forme e dimensioni, ha mostrato capacità compositive e artistiche nell’assemblare per creare un’opera d’arte. Creazioni che hanno saputo trasmettere forti emozioni “animaloptical”. Specializzato nell’uso di materiali vari, l’artista Bellocchio, attraverso il “pensiero riciclartistico”, mostra il potere rigenerativo della vita. Un percorso che ha portato l’artista a comprendere come i materiali di scarto siano un’occasione eccezionalmente artistica per rimodellarli e trasformarli in opere interessanti.
Marco Lusetti sviluppa il concetto mentale con tecniche miste. Soggetti diversi e messaggi vari sono tutti rappresentativi del suo stato d’animo. La sfera dei sentimenti lo spinge ad esprimersi per trovare un equilibrio. Il rapporto con il quotidiano ispira le sue tele. L’istinto animale, che è in lui, funge da molla; improvvisamente scaturisce un’idea e la dipinge dopo averla fissata in uno schizzo preparatorio. Romantico e passionale, utilizza contrasti cromatici che emergono dal fondo in modo studiato; usava spesso il “lilla”. Un pittore che, eseguendo delle sperimentazioni, intinge il pennello nell’intelletto affinché le sue opere facciano più meditare che guardare. Con le ombre il percorso diviene più stilizzato e il contorno della figura naturale coesiste con il geometrico in modo preciso riformulando le regole della prospettiva in una concezione filosofica.
Gianni Mora concretizza la spiritualità della materia”, nei suoi white painting. La tela non è più uno spazio da progettare, ma un’area in cui lasciare agire l’istinto animale e il pulsare della vita che lo collocano nel mondo dell’arte creativa. La forma viene intesa come risultato dell’incontro tra l’astrazione delle linee di composizione e la pastosità materica del colore. Il miglior Mora è quello espressionista, dove non vi sono appigli che consentano di ricondurre l’immagine dipinta ad una qualsiasi rappresentazione della realtà. La sua pittura, quando diventa oggetto di indagine di se stessa, perde la referenzialità che la lega alla realtà (figurativa), all’espressività (astratta) e al significato sotteso (concettuale): si svincola dalla formazione tradizionale per dare importanza al gesto pittorico come espressione diretta dell’esperienza artistica.
Francesco Vidic ha un’immaginazione feconda. E’ reattivo, sensitivo e nutre il fervente desiderio di dipingere ciò che l’animale che è in lui gli suggerisce. VIDIC painting, termine da me coniato, segnala un cambiamento nell’estetica degli espressionisti gestuali, d’azione, astratti e schietti. I misteri della coscienza extra figurativa e dell’inconscia esistenza dell’espressione artistica, sono sondabili con l’Arte di Francesco VIDIC per studiarne i confini che, sicuramente, sono molto più labili di quello che siamo normalmente portati a credere. L’infinito è associato al concetto di una sublime forma libera da schemi e strutture significanti. Il comportamento, non controllabile dell’artista, si rivela nell’automatismo dell’azione-Vidic sulla tela. La nostalgia prolifera dove manca un progetto per il futuro. La sua Arte ci rende consapevoli del fatto che non conosciamo i rapporti di causa ed effetto della nostra vita.
Marco Cagnolati
La scrittrice
Elena Piccinini. Il 2 marzo 2019 è stata insignita della Laurea honoris causa in Lettere dalla università statunitense The Constantinian University, con sede a Providence (Rhode Island). Nel curriculum vanta premi prestigiosi: nel 2008 – Vince il 1° Premio per la Sezione Narrativa al Concorso Internazionale di Poesia e Narrativa “Don Luigi Di Liegro”- 2^ Edizione con il racconto La maestra Margerì.
Elena Piccinini ha scritto sei libri di alto spessore: “Silenzi d’ombre”, “Robert e le avventure del mondo del sé”, “Storie di cani e di uomini”, la silloge di poesie “I ricordi? Serpenti incantatori di cuori” (Festivaletteratura 2016 – Mantova) “Robert e le avventure del mondo di sé 2”, “A pranzo con la follia” (commedia teatrale). Nel 2017 Vittorio Sgarbi presentò Elena Piccinini come poetessa al “MuVi” – (MN).
Nel 2009 – 1^ classificata nella Sezione Poesia con l’opera “Presagio” alla 3^ Edizione Premio Letterario Giovane Holden e nella Sezione Racconto è finalista con l’opera Robert e l’amico Leonardo – Palazzo Ducale – Lucca. Nel 2010 – 1^ Classificata nella Sez. B “ Silloge” al 1° Premio Letterario Nazionale Athena Spazio Arte – Piombino. Nel 2014 con la lettera “La quercia” vince il 1° premio al Concorso letterario “Le lettere violette di Eleonora Duse” (Sezione Lettera scritta a mano) Associazione culturale Akelon di Asolo.
“Ha raccontato un mondo costituito dagli affetti, le commozioni, le vite dei nostri teneri e fedeli amici a quattro zampe. Lo fa, lo ha saputo fare, partendo dalla propria sensibilità e porgendola al lettore con grazia e gentilezza. I racconti sono tutti piccoli acquerelli dalle tinte iridescenti, che descrivono, attraverso i dialoghi, una capacità umana che diventa anello di congiunzione con gli animali domestici. Quella prerogativa degli uomini e delle donne di buona volontà che sanno cogliere le comunicazioni più intime della natura: quell’affetto particolarissimo e singolare che unisce il nostro genere a quello più spontaneo del mondo animale. Elena parla in difesa di chi non lo sa fare, traccia con la sua penna un recinto protettivo e confortevole che si apre alle riflessioni di chi sa cogliere il suo invito. La sua scrittura è pregna di vibrazioni animate da un sentimento dolce e sereno della vita, ma è al contempo sferzante come una frusta che mette all’indice la crudeltà dell’animo umano, la superficialità, l’oblio. La sua scrittura è limpida, diretta, fresca, pronta a essere subito letta da chi si appresta alla sua opera. L’immediatezza è la sua prerogativa: raggiunge, colpisce, emoziona il lettore, lo lascia per dargli la possibilità di riflettere e poi lo raggiunge con una nuova storia”.
M. Esposito
Ho deciso di dedicare questa Collettiva d’Arte all’Artista Gianni Mora che ci ha lasciati poco prima della mostra. Non conoscevo Gianni, ma credo che l’Artista abbia la vocazione e il compito di trasmettere agli altri ciò che c’è dall’altra parte, ciò che sente, ciò che non si vede. L’Arte Contemporanea ci lascia liberi di interpretare le opere, insieme possiamo dare vita a nuovi significati, provare emozioni che si trasformeranno in sentimento, questo perché l’essere umano a differenza dell’animale è consapevole di avere un lato istintivo e uno razionale che lo porta a porsi delle domande e a cercare delle risposte. Il filosofo Nietzsche esprime questo concetto con due principi tra loro in antitesi: l’Apollineo e il Dionisiaco. Lo spirito Apollineo è la componente razionale e razionalizzante dell’individuo, contrapposto allo spirito Dionisiaco che fa emergere il proprio sé naturale, il desiderio più istintivo e pre-razionale. Attraverso l’opera l’artista può rappresentare la parte istintiva o la parte razionale.
Lusetti rappresenta l’Apollineo, la parte razionale, la sua opera è una denuncia nei confronti del sistema, porta a interrogarci e a formulare un nostro pensiero.
Bellocchio è Dionisiaco: strani esseri a metà strada tra l’antropomorfo e lo zoomorfo, presi dall’impeto, danno vita ad una danza orgiastica facendo emergere il lato istintivo dell’uomo.
Lo stesso dualismo lo leggo anche in Mora e Vidic.
Mora appartiene al lato razionale, nelle sue tele possiamo apprezzare la stratificazione del colore. Mora sta davanti al quadro e pensa, le idee diventano colore, il pensiero assume spessore.
Vidic ha in sé il lato istintivo, l’immediatezza del suo gesto si tramuta in segno. Un’emozione rapida, una danza creativa e vitale sospesa nell’inconscio.
L’opera quindi non è il fine. É il mezzo attraverso il quale l’Artista si è ispirato ad Altri e ispirerà Altri. Quando l’Artista muore vive attraverso l’opera.
Anna Bottoli
La mostra è aperta Sabato e Domenica, 10:00 – 12:00 e 17:30 – 19:30
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