PALAZZO DEL BUE Via G.Marconi, 44 Rivarolo Mantovano (MN)

Ottorino Cocchi

Dopo mesi di chiusura Palazzo del BUE ha riaperto con la mostra personale dell’artista Ottorino Cocchi; una mostra antologica a cura di Anna Bottoli e Paolo Guglielmo Conti, in collaborazione con il Museo MuVi di Viadana.

 

“Il bello dell’attività artistica è ch’essa pure è un’attività speculativa e che non si limita a rappresentare ma implicitamente anche a consigliare. Che sia con l’intelletto o con i “Neuroni specchio” è sempre stato così. La pittura (è di questo che stiamo parlando) ha le sue prerogative; George Steiner scriveva: Nessun critico può descrivere con la parola il tocco di colore sull’occhio di un autoritratto di Van Gogh. Io ho cominciato a voler fare il pittore a diciotto anni, ora ne ho settantasette. In tutto questo tempo ho sempre cercato la storia dell’Arte, qualcosa avrò trovato. Non sono un ingenuo. Sono nato nell’ambito dell’ex civiltà contadina. Sono andato in bicicletta a fare i primi motorini della industrializzazione di massa. Non ho il computer e non uso il cellulare perché non li voglio. Abito dal 1986 in una ex casa colonica che per quanto isolata non sta sul limitare di un bosco ma ho il “rimboschimento” che mi vuole entrare dalle finestre. Mi piace pretendere che sia un ottimo punto di osservazione”. Note dal diario personale di Ottorino Cocchi

 

Ottorino Cocchi, un artista da scoprire

Nei pressi di Bologna, alla periferia di Sala Bolognese, in una casa colonica minacciata dalla urbanizzazione industriale vive Ottorino Cocchi assieme a Valeria Soverini. La casa, sembra difendersi dalle invasioni incombenti con una cortina di rovi e spine a barriera. All’interno regna la promiscuità costante tra abitazione, magazzino di opere e studio. Nell’odore dei pigmenti e delle tele di juta grezza sono accatastati centinaia di quadri, tra già finiti, sospesi o ripensati, ripresi e rimaneggiati. I dipinti invadono ogni stanza e ogni angolo della casa. Opere accumulate in anni di lavoro.

Ottorino è un artista che dipinge nudi di donna, e seppur la storia dell’arte sia piena di pittori che si sono applicati in tale cimento, abbiamo deciso di porre attenzione sulla sua ricerca, dato che i suoi nudi, in realtà, sono pretesto per raccontare storie legate alla natura, alle stagioni, alle congruità e incongruità dell’essere umano. Cocchi, quando parla di sé, si compiace di dire che prende spunto, per le sue figure, dalle riviste pornografiche. Ma in realtà nelle opere di Cocchi di pornografico rimane ben poco, anzi direi nulla, e in quelle sembianze di corpi femminili, rudi o accennati, velati dalle nebbie padane si allude a ben altro.

Ottorino svela attraverso un pittura brutale, primitiva, borderline, la sua percezione e la sua ribellione contro le condizioni umane che rendono la gente succube di una società tesa alla speculazione e al profitto. Condizione questa, da Lui, mal vissuta e male accettata, intollerabile nelle sue bassezze e ipocrisie. 

“Mi trovo piuttosto insofferente per quei “paradigmi” (?) che circolano oggi. Se non abbiamo ideologie abbiamo però un modo di intendere e di sentire costruiti in un passato prossimo di ideologie. Non fatemi parlare di religione. Le scienze dall’Astrofisica alla Biologia e altre la raccontano in un modo che poco si lega con tutte le Mitologie finora conosciute. Tra i filosofi che leggo non si parla più di “alienazione per la riduzione dell’uomo in merce” ma perché … “sono diventati tutti funzionari di apparato”. Che sono ben deprimenti con gli scandali provocati dalle loro derive. Da questo mi rincuoro sempre più coi vecchi (antiqui) ma ben sapendo di essere qui adesso”. Note dal diario personale di Ottorino Cocchi

Le sue composizioni sono metafore di corpi natura e i colori mutano sulla tela come mutano i colori e le atmosfere nelle stagioni che nel loro vibrare suscitano nello spettatore empatici sentimenti. L’antologica di Ottorino Cocchi riflette su quattro temi: le Carte da gioco, Andromeda, le Nebbie e la Trinità. Per ciascuno di questi soggetti, l’artista sviluppa uno studio quasi ossessivo della figura della donna. Si rimane colpiti dall’interpretazione che Cocchi ci offre, occasione per rivelarci la sua realtà, dalla ricerca ripetuta quasi all’infinito del corpo della donna, dal dinamismo delle sue figure e rispettivamente della sua mano. Le opere di Ottorino Cocchi stanno sul filo che divide la salvezza dalla completa distruzione, sulla soglia indicibile tra l’apparizione e la completa sparizione. Esprime la tensione tra qualcosa che è già accaduto e qualcosa che deve ancora accadere, tra isolamento e ricerca di affetto.

Si rimane inevitabilmente colpiti, attratti dal vigore espressivo ed estasiati dalla poetica che trasuda da quelle immagini potenti ma al contempo mobili e precarie. Questo comunicare, Ottorino Cocchi, lo fa egregiamente con le sue opere… sta ora al mondo scoprirlo, riconoscere le sue opere ed apprezzarle!

 

Anna Bottoli e Paolo Guglielmo Conti